C.R.E. 2015

C.R.E. 2015

Cari amici,
eccoci ritrovati dopo la pausa estiva, pronti per un nuovo anno di progetti, attività elaboratori. Il C.R.E. appena trascorso è stato come sempre impegnativo ma carico di emozioni e tante soddisfazioni.

Vi mostriamo un po’ di foto delle quattro settimane di attività (per vederle tutte vai sulla nostra pagina facebook Lievito onlus) .

Ringraziamo il gruppo di Don Paolo Zago del liceo Montini di Milano, Suor Cinzia e gli amici del colibrì della parrocchia di Santa Lucia di Castelvetrano, il gruppo di Don Andrea di Canegrate e il gruppo di Don Giuseppe di Varese che ci hanno accompagnato e aiutato in queste quattro settimane. Grazie a tutti i ragazzi, i volontari del quartiere e i coordinatori per questo CRE 2015.

Alcuni ci hanno lasciato dei pensieri che vogliamo condividere con tutti voi.

Gli “Amici del Colibrì” della parrocchia Santa Lucia di Castelvetrano

” È stato sorprendente vedere come i bimbi del quartiere aspettavano i nostri ragazzi, come ricordavano i loro nomi e i giochi che hanno fatto insieme gli altri anni; è stato sorprendente vedere anche come i ragazzi, che vivevano per la prima volta questa esperienza, hanno subito conquistato il cuore dei piccoli abitanti del quartiere. Noi adulti abbiamo vissuto la gioia di questi ragazzi che ogni anno vogliono mettersi in gioco, dimenticando le stanchezze dell’anno scolastico appena trascorso. Una settimana di intenso lavoro coi più piccoli”.

Gruppo Don Giuseppe di Varese

” Un semplice gesto, un semplice dito premuto sul tasto di accensione e il computer prende avvio; un paio di schermate nere e poi quella principale appare sul monitor…una foto come sfondo, uno sfondo che parla da solo o meglio ogni vostro singolo sguardo che osserva ciò che lo circonda, come se cercasse qualcosa al di fuori dell’inquadratura…ma quegli occhi non sono assenti, non sono fissi, vuoti e spenti, anzi ridono, sono pieni di luce e di gioia, proprio come i vostri sorrisi. Ecco, questo mi basta ogni volta per ricordarvi, per far tornare alla memoria quella settimana passata insieme! Perché è iniziato tutto così, con mille sguardi stupefatti che ci fissavano, perché sapevano che dovevano arrivare “quelli di Milano”; sì quelli di Milano eravamo proprio noi, venti ragazzi (tra i 17 e i 22 anni) con il nostro Don che il più delle volte piuttosto che il nostro prete è nostro amico, un po’come un fratello maggiore, o come un padre che ci insegna tante cose sulla vita e questa esperienze ne è stata l’esempio, perché ha lasciato il segno, profondo, sia nella mente, ma soprattutto nel cuore. Un’esperienza forte, magari giudicata inizialmente in un certo modo,ma che poi si è rivelata tutt’altro e che si è poi conclusa con un altro sguardo; l’ennesimo si, perché non è uno sguardo che osserva e che cerca di capire chi sta arrivando, ma è lo sguardo innocente, di un ragazzo, quasi ormai adulto, cresciuto forse troppo in fretta per la sua età, o forse no. Questo ricordo dei suoi occhi che mi fissavano mentre dai miei scendevano lacrime. Mi fissava come per dire “non mi saluti? Ci rivedremo vero? Tornerete a trovarci? Perché vi ricorderete di noi no?”. Ecco quello sguardo era pieno di speranza, la stessa che ogni giorno porto nel cuore e che mi permette di pensare di tornare da quegli sguardi, tra quei ragazzi, che così prima vista si direbbe che non hanno niente o quasi, perché l’impatto e i pregiudizi fanno pensare a quello, ma invece no, nel cuore portano mille sogni e la speranza di poterli realizzare. Ci hanno accolti come una famiglia sin dal primo giorno e noi ci siamo lasciati coinvolgere nel loro mondo, fatto di parole, da pacche sulla schiena, di corse per il quartiere ma soprattutto di gesti pieni d’affetto e d’amore che hanno lasciato il segno. Credo sia un’esperienza da provare almeno una volta nella vita, perché ti da una scossa dentro, che ti scombussola, che ti fa porre mille domande, che ti fa scontrare con una realtà completamente diverse dalla tua e perché ti permette di crescere dentro, mettendo da parte il tuo io, il tuo ego solitario facendo emergere il tuo lato più semplice, umile e più bello, ossia quello della condivisione. Ricordo ancora le parole di un bimbo che mentre scendevo le scale per tornare in strada mi disse “ma chi? Chisti stannu a piagnè?” come se non avesse mai visto piangere qualcuno che era felice dell’esperienza vissuta, ma allo stesso tempo era triste e aveva il cuore pieno di rabbia perché sapeva di non poter far altro per quei bambini e quei ragazzi ai quali, fino a poco tempo prima, si era donato. È proprio vero che “quando un forestiero va al sud piange due volte: quando arriva e quando parte”.

Giorgia Modica del gruppo di Don Andrea

” Quartiere Zen di Palermo: un nome che spaventa.
Ognuno di noi, almeno una volta, sentendo questa parola avrà storto il naso, provato timore e, perché no, si sarà sentito fortunato a non dover convivere con questa realtà. Perché la realtà dello Zen è quel tipo di realtà che fa paura, quella di cui non si parla perché fingere il nulla è più semplice.
Eppure noi, un gruppo di 13 ragazzi accompagnati da Don Andrea, abbiamo deciso di metterci in gioco e sfidare i pregiudizi mettendoci a servizio di questo quartiere che tanto impaurisce. Abbiamo preparato le nostre valigie, riempiendole di curiosità, dubbi, paure ma soprattutto di entusiasmo: ciascuno di noi aveva qualcosa da portare con sé, un talento particolare che durante la settimana di servizio lo avrebbe contraddistinto. Tutte le nostri doti, unite, ci hanno permesso di vivere un’esperienza che difficilmente potremo dimenticare!
Abbiamo trascorso una settimana ospiti presso le suore che prestano la loro opera in quartiere, vivendo momenti di riflessione e di svago. Il primo impatto con lo Zen è stato molto forte, poiché esso rappresenta un ambiente totalmente lontano dal nostro. Mi ha intimorita e ricordo che la prima sensazione che ho provato è stata quella di disagio e di incertezza, non sapendo come confrontarmi con questo contesto sociale.
Le mie paure sono svanite nel corso dei giorni, sciolte negli abbracci dei bambini, nella soddisfazione di riuscire a conquistare anche coloro che inizialmente ci guardavano con sospetto, nei grazie della gente che anima il quartiere. Non è stato sempre facile portare a termine ciò che le nostre menti avevano pensato, i giochi e le animazioni; non sono mancate le parolacce e qualche insulto, le critiche e i rimproveri, soprattutto dai più grandi, ma ciò che ci dava la forza e lo stimolo giusto per continuare nel nostro progetto erano i sorrisi, più sinceri e disinteressati dei ragazzi e bambini dello Zen.
Oltre a queste attività di animazione, che comprendevano anche delle mattinate al mare, ci è stata data l’opportunità di vivere momenti di riflessione incentrati soprattutto sulla tematica della mafia, che è sicuramente una problematica con la quale la zona in cui stiamo stati è in forte contatto. Sono state proposte forti, che però ci hanno permesso di comprendere meglio quali sono le storie dei personaggi che più hanno convissuto con questo mondo difficile.
Ringrazierò sempre tutti i volti, i sorrisi, gli sguardi con i quali ho convissuto per una settimana; ringrazierò chi mi ha dato la possibilità di crescere grazie a questa missione; i miei compagni di avventura, le suore e il Don..ma soprattutto un grazie grande andrà a tutti coloro che, in una calda settimana di luglio, nel Quartiere Zen di Palermo, hanno aperto i loro cuori ad un gruppo di ragazzi arrivati con la sola pretesa di far divertire i piccoli abitanti di una realtà ostile come quella in cui vivono, facendoci abbandonare pregiudizi e lasciando i nostri cuori pieni di amore”.

 

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